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La Luce del giorno si ritira, le tenebre avanzano.

"La più grande paura è quella dell'ignoto…la paura della morte. Tu non puoi sapere da dove arriverà, ma io, mio caro amico, so dove andrai, perché sono stato lì. Potrei portartici ora, ma non ti piacerebbe ciò che troveresti. Quindi mi limiterò ad insegnarti bene cosa aspettarti!

Come tutto ha inizio...
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Spleen -LXXVII-

Son come il re d'un regno dove non fa che piovere,
un re fiacco e decrepito, sebbene ricco e giovane,
che, spregiando degli ai la servile commedia,
coi suoi cani o con altri animale s'attedia.
Non v'è caccia che basti a svagarlo, o falcone,
o massacro di popolo davanti al suo balcone.
Fin l'agra cantafavola del giullare più amato
non spiana la sua fronte di crudele malato.
Nel letto a gigli d'oro, come in funebre arca,
giace, mentre le dame, vaghe d'ogni monarca,
si esibiscono invano nude fra velo e velo
per cavargli un sorriso dalle labbra di gelo.
Neppure il suo privato alchimista ha saputo
spremergli dalle fibre il morbo sconosciuto,
e in quei bagni di sangue, retaggio dei romani,
e suprema senile risorsa dei sovrani,
riscaldargli le esamini vene, nella cui rete
cola invece del sangue l'acqua verde del Lete.

- Versione Originale -

Je suis comme le roi d'un pays pluvieux,
Riche, mais impuissant, jeune et pourtant très vieux,
Qui, de ses précepteurs méprisant les courbettes,
S'ennuie avec ses chiens comme avec d'autres bêtes.
Rien ne peut l'égayer, ni gibier, ni faucon,
Ni son peuple mourant en face du balcon.
Du bouffon favori la grotesque ballade
Ne distrait plus le front de ce cruel malade;
Son lit fleurdelisé se transforme en tombeau,
Et les dames d'atour, pour qui tout prince est beau,
Ne savent trouver d'impudique toilette
Pour tirer un souris de ce jeune sqelette.
Le savant qui lui fait de l'or n'a jamais pu
De son être extirper l'élément corrompu,
Et dans ces bains de sang qui des Romains nous viennent,
Il n'a su rèchauffer ce cadavre hèbètè
Où coule au lieu de sang l'eau verte du Lèthè.

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